[SIOMInforma] La NewsLetter SIOMI 080801

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Ven 1 Ago 2008 10:17:23 CEST


L'informazione SIOMI
Newsletter della Società Italiana
di Omeopatia e Medicina Integrata
riservata ai soci della SIOMI

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La FIAMO banalizza la professionalità
dei medici che prescrivono medicinali complessi

Cari Soci della SIOMI,

	la SIOMI prende atto del documento sul 
complessismo che la FIAMO ha inviato alle 
Istituzioni. FIAMO sceglie di portare acqua al 
proprio mulino gettando discredito sulla 
formazione professionale di chi, medico o 
farmacista, non si sia formato alle loro scuole. 
Come potete leggere le argomentazioni sono di 
basso profilo arrivando ad ipotizzare motivazioni 
economico-commerciali a nocumento dei pazienti 
dell'Omeopatia. Motivazioni la cui sola 
espressione è finanche indegna di una Federazione 
che rappresenta medici. Vi rendiamo partecipi del 
documento e della risposta della SIOMI, affinchè 
possiate rendervi conto di quanto surplus di 
lavoro la nostra SMS debba farsi carico, a tutela 
della professionalità dei suoi associati.

Simonetta Bernardini
Presidente SIOMI



Lettera del Presidente SIOMI Simonetta Bernardini
a Antonella Ronchi e Pindaro Mattoli (FIAMO)

Cari Antonella e Pindaro,

	questo documento è davvero molto pesante 
e francamente irricevibile, inappoggiabile.
	Giudico "sconvolgente", ma non è oggi la 
prima volta che lo dico poiché su questo tema 
facemmo un confronto a più voci circa un anno fa, 
pensare che i complessi omeopatici (i cui 
medicinali omeopatici sono assemblati con 
indicazioni di patologie secondo i concetti della 
similitudine omeopatica) siano accomunati ai 
farmaci convenzionali svilendo e banalizzando una 
competenza che ognuno deve avere per consigliarli 
compreso voi quando li prescrivete.Molto 
banalmente: perché si sceglie un complesso di una 
azienda piuttosto che quello di un'altra? Perché 
leggendo la formula e conoscendo l'omeopatia si 
individuano, apprezzano, condividono, le 
indicazioni e le sinergie dei rimedi in esso 
contenuti. Oppure lo si consiglia sulla base del 
fatto che un'azienda lo presenta "meglio" che 
un'altra?
	Una tale impostazione è ingiusta e 
pericolosa ed essa va respinta fermamente poichè 
altrimenti si accetterebbe di screditare la 
competenza di qualunque medico omeopata e di 
qualunque farmacista esperto in omeopatia nel 
momento in cui prescrivono o consigliano un 
complesso.
	Screditare tutti quanti? Fatta eccezione 
per coloro che si formerebbero alle scuole del 
dipartimento formazione FIAMO che, a quanto si 
potrebbe evincere, si guarda bene dall'insegnare 
sinergie tra rimedi? Meglio Bryonia in un 
ginocchio gonfio? O meglio Apis mellifica? e in 
quale diluizione? Mai associarli per carità? E 
quando finirebbe il pluralismo e comincerebbe il 
complessismo? A due, tre, quattro medicinali?
	Il magistrale omeopatico è complessismo o 
non lo è nella suddetta classificazione? Il 
magistrale infatti lo fa il medico, costa due 
lire e ci sta anche che funzioni. Tuttavia se 
funziona e non è costoso meglio classificarlo 
(nella supposta "ottica economica") nel 
pluralismo secondo voi? Infine, non è cosa di 
poco conto, rimane il fatto che una suddivisione 
come quella da voi proposta (discussa con chi? 
condivisa da chi?) si regga su una serie di 
riferimenti di tipo socio economico mentre non vi 
è, e non potrebbe esservi, un solo riferimento ad 
evidenze scientifiche che documentino la maggiore 
o minore efficacia di una metodica rispetto alle 
altre. Ricordo, a tale proposito, che l'omeopatia 
ha due oneri di prova: a) dimostrare che il 
medicinale omeopatico funziona; b) dimostrare che 
il metodo omeopatico funziona. Non solo, nel caso 
si volesse dare validità alla vostra ipotesi: 
dimostrare che un metodo omeopatico è più valido 
di un altro. Ma chiunque abbia letto un po' di 
letteratura scientifica credo rinuncerebbe ad un 
tale progetto.
	Un conto è voler distinguere le nostre 
SMS/Associazioni su temi come la medicina 
integrata, il non convenzionale e il 
complementare, contenuti culturali che stanno 
segnando un'epoca storica gestiti ognuno di noi 
con le proprie convinzioni e responsabilità verso 
il ruolo del medico e della medicina, un conto 
attaccare così profondamente la formazione in 
omeopatia tentando di sminuire tutto ciò che per 
vostra scelta non vi riguarda. Tale documento da 
voi redatto, visto con l'ottica di un 
commentatore a voi esterno, sembra avere il solo 
scopo di proteggere il vostro pensiero secondo 
una logica di autoreferenzialità.

Un cordiale saluto,
Simonetta Bernardini



Proposta di Linee Guida per la regolamentazione
delle Medicine Non Convenzionali

Allegato 2 / Omeoterapie che non necessitano di 
formazione professionale specifica

	Si intende per "omeoterapia" qualsiasi 
terapia che si avvale della prescrizione di 
"medicinali omeopatici", prodotti cioè a partire 
da una sostanza base, attraverso diluizioni 
progressive alternate a succussioni. La 
definizione è mutuata dai documenti della Unione 
Europea, relativi alla farmaceutica.

	La "MEDICINA OMEOPATICA" o "OMEOPATIA", 
storicamente originale (dalla quale sono derivate 
nel tempo tutte le altre "omeoterapie"), è quella 
fondata più di due secoli fa e consistente nella 
prescrizione di medicinali a basse dosi, in base 
alla "Legge dei Simili", cioè somministrando al 
malato una sostanza che provoca sull'uomo sano 
sintomi simili alla malattia da curare.
	La Medicina Omeopatica originaria 
utilizza la conoscenza specifica di ogni singola 
sostanza già testata sull'uomo sano e la 
somministrazione di medicinali "unitari" 
(monocomponente) in base al quadro clinico 
personale del malato da curare. (A titolo di 
documentazione, si specifica che esistono due 
correnti principali della Medicina Omeopatica: l' 
Unicismo e il Pluralismo).
	Dalla Medicina Omeopatica originaria sono 
derivate nel tempo diverse altre metodiche di 
prescrizione dei medicinali omeopatici.

	Di fatto tre sono le "omeoterapie" 
contemplate nell'elenco della delibera della 
FNOMCeO del maggio 2002: Medicina Omeopatica, 
Medicina Antroposofica, Omotossicologia.
Tali discipline sono state prese in 
considerazione dalla FNOMCeO perché hanno un loro 
peculiare Statuto Epistemologico e necessitano di 
Formazione Professionale specifica.

E' qui necessario specificare però che:

nell'accezione corrente, nel linguaggio comune, 
viene sempre usato il termine "Medicina 
Omeopatica" o "Omeopatia" per definire ogni 
prescrizione di medicinali omeopatici, cioè per 
tutte le "omeoterapie". Il termine semanticamente 
e convenzionalmente più esatto, "omeoterapie", è 
un termine che circola solo in ambienti 
legislativi e professionali.
esistono inoltre anche altre metodiche 
"omeoterapiche", non contemplate nelle proposte 
di legge sulle MNC e nell'elenco della FNOMCeO, 
perché non sono entità professionali che 
necessitano di formazione professionale specifica 
(pur essendo comunque "atto medico").

	Ci si riferisce in particolare al 
"COMPLESSISMO". Il Complessismo consiste nella 
prescrizione di medicinali omeopatici complessi 
(a più componenti) che non vengono prescritti sui 
sintomi specifici del malato, come è nella 
Medicina Omeopatica originaria (che presuppone lo 
studio di ogni singola sostanza), ma sulla 
semplice indicazione nosologica, con modalità di 
prescrizione perfettamente sovrapponibili a 
quelle della medicina convenzionale.
	Tale situazione merita un 
approfondimento, per dimostrare che non si fanno 
questioni di "lana caprina", né si manifestano 
atteggiamenti velleitari, ma si intende 
valorizzare e difendere la professionalità di 
medici che mettono grande impegno a formarsi e 
impiegano successivamente molto tempo e risorse 
finanziarie per perfezionare la propria 
formazione, rispetto a colleghi che non hanno 
bisogno di formazione per effettuare una semplice 
prescrizione di medicinale omeopatico, 
nell'ambito della comune attività professionale 
convenzionale.
	In pratica: se un medico omeopata 
(prescrittore di medicinali unitari 
monocomponente, unicista o pluralista) deve 
curare ad es. una tosse cronica, dopo aver 
ipotizzato e formulato una diagnosi clinica 
convenzionale più accurata possibile, deve 
recepire tutte le modalità della tosse, tutti i 
sintomi e segni concomitanti, tutte le altre 
eventuali affezioni di altri organi e apparati, 
sintomi e segni della reattività sistemica 
fisica, l'atteggiamento comportamentale e le 
manifestazioni psico-affettive del paziente, e 
finalmente prescrivere un solo medicinale 
(indirizzo unicista) o pochi medicinali 
(indirizzo pluralista), tutti comunque unitari 
monocomponente, per guarire definitivamente la 
tosse specifica del paziente e tutto il paziente 
stesso con tutti i suoi disturbi (terapia 
causale). Questa metodica, che è quella 
originaria, implica palesemente una lunga 
formazione e preparazione, una visita di almeno 
un'ora, una visione realmente "sistemica" del 
paziente, molta intelligenza e molto intuito 
clinico specifico.
	Se il medico, non omeopata, fa 
"omeoterapia complessa", cioè complessismo, 
prescriverà un medicinale complesso, a più 
componenti, che contiene molte sostanze che 
vengono statisticamente più frequentemente 
utilizzate per il solo sintomo "tosse" (ad es. 
uno sciroppo omeopatico per la tosse), 
effettuando quindi una terapia non personalizzata 
sui sintomi peculiari del paziente e che 
certamente avrà un'efficacia limitata nel tempo e 
non risolutiva (terapia sintomatica). Se poi 
volesse contemporaneamente curare anche gli altri 
eventuali disturbi che il paziente presenta, 
dovrebbe prescrivere ulteriori medicinali 
complessi, uno per disturbo o malattia, con 
enorme aggravio finanziario per il paziente ed 
effettuando una terapia comunque soltanto 
sintomatica e non risolutiva.
	Per fare complessismo non necessita 
dunque formazione professionale: il medicinale 
complesso è prescritto su schema nosologico 
convenzionale, con le modalità del farmaco della 
medicina ufficiale, con l'ausilio di prontuari 
distribuiti dalle varie ditte.
	La prescrizione unitaria è molto 
economica per il paziente ed ha un'azione 
risolutiva (o almeno questo è l'obiettivo). La 
prescrizione complessa è molto più costosa e, non 
essendo risolutiva, necessita di ripetizioni 
successive, con ulteriore aggravio economico per 
il paziente (o per la eventuale istituzione 
pubblica che rimborsi o eroghi i medicinali 
complessi).
	La prescrizione unitaria è poco 
remunerativa per le ditte produttrici. La 
prescrizione complessa è molto remunerativa per 
le ditte produttrici.
	Il medicinale omeopatico unitario non può 
essere oggetto di brevetto industriale, essendo 
un prodotto di natura. Il medicinale omeopatico 
complesso è di norma brevettato dalle ditte, può 
essere da esse propagandato come "specialità" e 
ne costituisce parte preminente ed essenziale 
degli utili.
	La visita omeopatica del medico omeopata 
dura almeno un'ora al di là del normale atto 
diagnostico convenzionale e la prescrizione è 
strettamente individualizzata. La visita "non" 
omeopatica del medico "non" omeopata 
"complessista" non va al di là del normale atto 
diagnostico convenzionale e la prescrizione è 
diretta ed immediata in base alla diagnosi 
clinica convenzionale.
	Quindi, non si esita a dichiarare che la 
prescrizione di complessi omeopatici, millantando 
una competenza specifica omeopatica è una grave 
scorrettezza nei confronti del cittadino e dei 
colleghi medici autenticamente omeopati.
	Mentre la prescrizione di tali complessi 
al posto dei normali farmaci convenzionali, senza 
millantare competenze professionali 
specificamente omeopatiche, è, non solo, lecito, 
ma addirittura raccomandabile, per la mancanza 
assoluta di tossicità dei medicinali omeopatici 
in generale.
	Peraltro, visto che nel linguaggio 
comune, come sopra detto, qualsiasi prescrizione 
di "medicinale omeopatico" viene scambiata per 
"Medicina Omeopatica", è facile che una 
prescrizione complessista venga scambiata per 
prestazione professionale specifica, come se 
erogata da un medico che abbia seguito una 
specifica formazione professionale (e purtroppo 
molti colleghi, deontologicamente e moralmente 
poco corretti e omeopaticamente incompetenti, 
approfittano sistematicamente della ignoranza del 
cittadino per prescrivere, dopo visite di pochi 
minuti, numerosi medicinali complessi, con 
notevole aggravio economico e risultati scadenti, 
cose che squalificano peraltro tutta la categoria 
professionale degli omeopati "veri").
	Di passata si fa notare che il 
Complessismo ha peraltro anche dei lati 
assolutamente positivi:
	a) può essere il primo approccio che ogni 
medico non omeopata può fare per rendersi conto 
della validità ed efficacia delle cure 
omeopatiche;
	b) medicinali omeopatici complessi, non 
tossici, possono sostituire alcuni medicinali 
convenzionali nella pratica quotidiana del medico 
convenzionale (soprattutto i pediatri);
	c) sostiene economicamente le ditte 
produttrici omeopatiche che non potrebbero 
produrre esclusivamente medicinali unitari, poco 
o nulla remunerativi.

	Oltre al Complessismo esistono altre 
omeoterapie che non richiedono formazione 
professionale. Tali Omeoterapie sono enumerate 
nella classificazione allegata (allegato 1). 
Dalle relative definizioni si può facilmente 
dedurre la non necessità di formazione 
professionale.

	Concludendo, mentre può essere superfluo 
elaborare ed emettere precise definizioni delle 
altre discipline non convenzionali, tale cosa è 
assolutamente indispensabile per proteggere la 
professionalità degli omeopati "veri" dai 
semplici "prescrittori" di medicinali omeopatici, 
complessi o di altra categoria comunque non 
richiedente formazione specifica.
Sarebbe un atto di chiarezza e di vero 
"salvataggio" della Medicina Omeopatica e della 
professionalità dei medici omeopati se la FNOMCeO 
omologasse la Classificazione delle Omeoterapie, 
facendolo comparire in un suo documento ufficiale.

FIAMO, Federazione della Associazioni e dei Medici Omeopati


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