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Ven 28 Set 2007 17:04:21 CEST


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ISTAT e Medicine Complementari:
intervista al Presidente SIOMI

Repubblica - Inserto "Salute" del 20 settembre 2007

Quando sono usciti i dati Istat sulle Medicine 
non convenzionali, secondo i quali le persone che 
si curano con l'omeopatia sono calate di circa il 
10 per cento (in assoluto un milione circa di 
italiani), non hanno reagito immediatamente. Poi, 
invece, hanno deciso di passare al contrattacco, 
per difendere la loro professione, il loro 
lavoro, i loro studi e i pazienti che in Italia 
usano le terapie non convenzionali. E hanno 
criticato chi, come il farmacologo Sergio 
Garattini, ha usato questi numeri per sostenere 
che il calo conferma "l'insussistenza di una 
medicina basata sulle impressioni anziché 
sull'evidenza". Simonetta Bernardini, presidente 
della Società, ha un altro punto di vista, 
ovviamente.

Dottoressa, lasciamo da parte Garattini, ma i 
numeri parlano chiaro: c'è una fuga 
dall'omeopatia.

     Non credo proprio. Anzi, sta avvenendo il 
contrario. Ho sotto mano l'indagine Doxa 2005 - 
relativa all'anno precedente - che conferma un 
aumento progressivo del numero dei pazienti: dal 
1999 al 2005 gli utenti sono aumentati passando 
da 6 a 9 milioni. E proprio la Doxa sosteneva che 
i cittadini che ricorrono saltuariamente 
all'omeopatia erano 14 milioni, circa il 23 per 
cento della popolazione.

Tuttavia l'indagine Istat è successiva e parla di 
altri numeri. Prendiamo per buoni i dati Istat: 
secondo lei perché ci sarebbero meno pazienti?

     Le cure complementari in Italia le pagano i 
cittadini: solo chi può farsi rimborsare i 
farmaci viene agevolato. Ma la grande maggioranza 
delle persone paga di tasca propria medicinali e 
visite ambulatoriali. Insomma ci sono delle forti 
ragioni economiche. E poi c'è un particolare 
importante: nella fascia di età 0-14 anni non c'è 
diminuzione. Forse i genitori rinunciano 
all'omeopatia per se stessi, non per i loro figli.

Non le viene il dubbio che in molti abbiano avuto 
un ripensamento, anche in seguito ad alcune prese 
di posizione di scienziati, in Italia, e di 
istituzioni, in Francia e Inghilterra.

     Beh, da noi il mondo scientifico ha 
dimostrato spesso di essere chiuso. Per quanto 
riguarda l'Inghilterra, ricordo che in quel paese 
ci sono diversi ospedali pubblici, dove 
l'omeopatia ha pari dignità. In Francia le cure 
omeopatiche sono molto radicate nella popolazione 
che difficilmente si fa influenzare da alcuni 
soloni.

Ma anche l'omeopatia vive in un mondo proprio, 
rifiutando il confronto con il mondo scientifico.

     Non è assolutamente vero. Non posso parlare 
per gli altri ma la Siomi da anni ha sviluppato 
un lavoro importante: sono sempre di più i 
rapporti tra le Società scientifiche delle 
medicine complementari e quelle della medicina 
"classica". All'interno della Federazione delle 
Società scientifiche italiane (Fism) che 
raggruppa quasi tutte le Società scientifiche 
d'Italia, è nata una commissione per le terapie 
complementari di cui fano parte l'omeopatia e 
altre medicine. Non solo: in alcune università 
(Milano, Firenze, Chieti, l'Aquila), è aumentato 
il numero dei corsi di formazione. La verità è 
che si vuole ostacolare ad ogni costo il vero 
obiettivo: arrivare ad una medicina integrata, 
tra terapie non convenzionali e medicina 
classica. Come sta avvenendo in alcuni paesi 
europei e in America, dove 36 università si sono 
riunite in un consorzio per insegnare le 
complementari all'interno del corso di laurea in 
Medicina.

Lei sa che la medicina moderna si basa 
sull'evidenza scientifica e una delle accuse più 
ripetute contro di voi, riguarda proprio 
l'assenza di prove di efficacia.

     Intanto l'indagine Istat 2007 dice che ben il 
91 per cento dei pazienti ritiene l'omeopatia 
efficace: sfido a trovare numeri analoghi di 
consenso da parte degli utenti nei confronti dei 
farmaci in genere. Ma sulla ricerca, conferme 
scientifiche su agopuntura, fitoterapia e 
omeopatia sono numerose. Basta andarle a cercare. 
Chi dice che l'omeopatia è acqua fresca o che non 
ha evidenze, prove di efficacia, dovrebbe avere 
l'umiltà di consultare la letteratura 
scientifica. In realtà non c'è alcuna volontà di 
confronto: molti rimangono fermi alle loro 
convinzioni e neppure fanno lo sforzo di 
aggi0rnarsi. Noi offriamo un panorama degli studi 
realizzati, sulla rivista on line "Omeopatia33 ".

Eppure numerosi studi portano a risultati poco confortanti...

     Noi abbiamo bisogno di moltiplicare gli studi 
che, peraltro, sono già in corso in alcune 
università. Si dovrebbe fare di più, ma 
sperimentare oggi costa molto. E le aziende 
omeopatiche non sono ricche. Servirebbe più 
ricerca pubblica, però viene ostacolato questo 
tipo di studi. L'omeopatia fa paura, perché mette 
in discussione molti interessi.


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