[MedInt SIOMI] Fw: 336 - Speciale RICERCA 2017
Omeopatia e Medicina Integrata
medint a siomi.it
Mer 20 Dic 2017 18:39:52 CET
Omeopatia33
Carissimi,
sperando che non vi sfugga questo numero che ci è molto utile quando ci attaccano...
difffondetelo
simonetta bernardini
From: Omeopatia33
Sent: Wednesday, December 20, 2017 5:02 AM
To: bernardini a s-bernardini.it
Subject: 336 - Speciale RICERCA 2017
20 dicembre 2017 - Anno 12, Numero 12
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RICERCA
Anche l'omeopatia ha le sue fake news...
di Simonetta Bernardini
Si fa un gran parlare in questo anno che si sta per concludere del fatto che l'omeopatia non abbia nessuna conferma scientifica di efficacia e che i medicinali omeopatici siano solo acqua. Chi dice queste sciocchezze mente sapendo di mentire, ma è vero che c'è anche chi dice queste sciocchezze da perfetto ignorante. Infatti egli, non sapendo un bel niente, e non avendo voglia di leggere proprio nulla, va solo ripetendo a mo' di scimmia quello che coloro che mentono sapendo di mentire hanno detto. Fatto sta che poi le fake news crescono e si montano da sole e alla fine il lettore più intelligente non può che guardare con diffidenza a quel che legge.
Da parte nostra, tanto per ribadire che la letteratura scientifica sull'omeopatia e la Medicina Integrata esiste, eccome, abbiamo pensato di riportare alcuni dei lavori più interessanti (a nostro giudizio) apparsi in questo anno sulla rivista Omeopatia33. Basterà questo a tacitare qualche Solone di turno? Forse no, ma questo rimane un numero citabile, reperibile in rete, quando qualcuno verrà ancora una volta attaccato con i soliti temi ritriti... E allora: Buon 2018!
ALTRE NOTIZIE
Ormesi e omeopatia, verso una nuova consapevolezza
Nanoparticelle e omeopatia ultralow, un nuovo approccio scientifico
Nessuna perdita di opportunità terapeutica con l'omeopatia
Menopausa, omeopatia e fluoxetina: lo studio HOMDEP-MENOP
Con l'omeopatia meno oxacillina contro lo Stafilococco
Condurango ultralow induce apoptosi in cellule cancerogene del polmone
Il Brasile raccoglie le prove scientifiche a favore dell'omeopatia
L'integrazione con l'omeopatia aumenta la sopravvivenza dei pazienti neoplastici
Integrazione omeopatica per il trattamento del diabete
Edema post-rinoplastica, l'Arnica sfida gli steroidi
Omeopatia e topi influenzati, si modifica l'infiammazione ma non il comportamento
Effetto citoprotettivo ed antimutageno di un complesso omeopatico
L'azione dei globuli si mantiene anche in diluzione low e ultralow
Triiodotironina in dinamizzazione omeopatica nell'apoptosi dei girini
Nanoparticelle e omeopatia ultralow, un nuovo approccio scientifico
Trattamenti omeopatici di supporto in Oncologia
Prezzo: € 59,00
Principi e pratica di omeopatia
Prezzo: € 55,00
SCIENZA
RICERCA
Ormesi e omeopatia, verso una nuova consapevolezza
La lettera all'Editore di Andrea Dei alla rivista Dose-Response pubblicata nei giorni scorsi rappresenta un punto fermo nella discussione esistente da anni sulla natura dei medicinali omeopatici in alta diluizione. L'autore tiene a sottolineare che essendo un chimico e non un medico, non è competente nel valutare l'efficacia terapeutica dei medicinali stessi, lasciando tale compito al giudizio dei lettori. Nella lettera si tiene piuttosto a evidenziare come i risultati delle moderne tecnologie chimico-fisiche e biologiche suggeriscano che le soluzioni dei medicinali omeopatici debbano essere considerate come "non-soluzioni" a causa della differente popolazione di molecole di principio attivo che si ha all'interfaccia liquido-vapore rispetto al corpo della soluzione. Questo fa sì che la concentrazione reale del principio attivo non vari con la diluizione come ci si potrebbe aspettare, ma che questa variazione sia molto piccola. A supporto di questa ipotesi l'autore commenta i risultati ottenuti dal gruppo di Bellare, che indicano inequivocabilmente che soluzioni di nanoparticelle di metalli pesanti quali oro e argento contengano alle diluizioni di 200CH lo stesso numero di particelle delle 6CH (ovvero dell'ordine dei picogrammi/millilitro).
Come ulteriore prova l'autore sottolinea come l'analisi dei profili genici del DNA trattato con farmaci omeopatici a diversa concentrazione (dalla tintura madre alla 30CH) mostrino un andamento totalmente diverso da quello aspettato: la tecnologia dei DNA-microarray infatti mostra una variazione della risposta del substrato biologico al trattamento, risposta che varia lentamente con la diluizione. Questi risultati sono stati pubblicati negli ultimi anni dai Laboratori dell'Università di Verona (Bellavite) e di Firenze da un gruppo di ricerca del quale lo stesso Andrea Dei fa parte. In tutti i casi citati l'andamento delle risposte con le concentrazione è consistente con una risposta ormetica, ovvero inversione dell'espressione genica al variare della dose, risultato in perfetta simbiosi con la legge del simile di eredità hahnemaniana. Queste considerazioni inducono l'autore a sottolineare che è priva di senso l'affermazione di numerosi farmacologi, quali ad esempio Garattini, che l'omeopatia sia "acqua fresca" in quanto non può esistere una soluzione a concentrazione zero se si adotta un processo di diluizione seriale. Inoltre hanno poco senso le ipotesi fino ad oggi formulate per spiegare l'efficacia dei medicinali stessi, quali la cosiddetta memoria dell'acqua, la meccanica quantistica, l'epitassia, etc. fino ai poco credibili esperimenti di Montagnier.
Da questo punto di vista l'omeopatia è molto più facilmente interpretabile come farmacologia delle microdosi, ovverosia ammettendo che molecole o ioni di un principio attivo interagiscano come è aspettato con il substrato biologico, determinando quindi una reazione di stimolo del sistema per raggiungere da uno stato alterato uno stato fisiologico normale. È la logica di Schulz, purtroppo condannata come le affermazioni di Galileo dal Sacro Collegio della biomedicina. Per non rinnovare l'attesa di quasi quattro secoli che l'Accademia Pontificia ha impiegato per riabilitare la figura di Galileo, Il Consiglio Direttivo della SIOMI ha stabilito che il tema e i suggerimenti di questi risultati siano discussi in una sessione dedicata nel corso del Convegno del ventennale della Società, che si terrà nel marzo del 2019 a Firenze.
Dose Resp, 2017, 15, (4), 1
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RICERCA
Nanoparticelle e omeopatia ultralow, un nuovo approccio scientifico
di Silvia Cocci Grifoni
L'omeopatia utilizza diluizioni elevate ben oltre il numero di Avogadro, il che farebbe supporre che nelle soluzioni non siano presenti molecole di farmaco. Per spiegare il meccanismo d'azione del farmaco omeopatico, pertanto, sono state elaborate diverse teorie ma nessuna di esse si è dimostrata plausibile. Tuttavia recenti studi scientifici condotti su medicinali omeopatici a base metallica dinamizzati a 30CH e 200CH, hanno evidenziato la presenza di nanoparticelle appartenenti al metallo di partenza. In uno studio indiano del gruppo di Jayesh Ramesh Bellare sono stati studiati Natrum muriaticum, Kalium muriaticum, Calcarea sulphurica, Aurum metallicum e Natrum sulphuricum (dinamizzati alla 6CH, 30CH, 200CH ed 1M) utilizzando un microscopio elettronico ad alta risoluzione associato ad una valutazione del pattern di dispersione degli elettroni e ad un'analisi a raggi X della dispersione di energia. Gli autori hanno dimostrato che i materiali inorganici di partenza sono rintracciabili sotto forma di nanoparticelle (core) anche nelle diluizioni più alte (30 CH, 200 CH, 1M) dimostrando inoltre che le nanoparticelle interagiscono attraverso una rivestimento di silice (coat) inserito all'interno di micropori presenti sul core. La formazione di tali particelle sarebbe da attribuire alla succussione: grazie ai vortici di liquido si produrrebbero nanoparticelle e parti di silice provenienti dalla parete del recipiente rivestirebbero il core favorendone in tal modo la solubilità. Gli autori concludono che verosimilmente per ogni medicinale omeopatico, inclusi gli organici ed i nosodi, potrebbe essere validata l'ipotesi microstrutturale del "core and coat" sebbene siano necessari altri studi a riguardo.
Homeopathy, 2016, 105, (2), 160
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RICERCA
Nessuna perdita di opportunità terapeutica con l'omeopatia
di Sara Marenzi
Un paziente trattato con medicinali omeopatici ha lo stesso decorso clinico di un paziente in cura con farmaci convenzionali, senza perdita di opportunità terapeutica e con un minor consumo di medicinali che possono provocare effetti indesiderati. E' quanto emerge da EPI3, il più importante studio farmacoepidemiologico realizzato nel campo della medicina generale in Francia.
Questo programma di ricerca, realizzato su proposta dei Laboratoires Boiron con il coordinamento della società LASER e la supervisione di un comitato scientifico indipendente, è stato oggetto nell'arco di 6 anni di 11 pubblicazioni scientifiche peer review indicizzate. L'obiettivo principale dello studio era quello di valutare il ruolo dell'omeopatia nella medicina generale in Francia, confrontando i pazienti secondo la pratica terapeutica scelta dal loro medico. Sono state tre le tipologie di disturbi oggetto dello studio: infezioni del tratto respiratorio; dolori muscolo-scheletrici e disturbi del sonno; ansia e depressione. Per un anno, i pazienti sono stati seguiti per valutare l'evoluzione clinica, il rischio che non venissero curati con i trattamenti appropriati, la tipologia di medicinali assunti e gli effetti collaterali.
Nel gruppo delle infezioni delle vie respiratorie (518 soggetti), con un miglioramento clinico comparabile, i pazienti trattati da medici omeopati e medici con pratica mista hanno assunto meno antibiotici (-57%). In presenza di dolori muscolo-scheletrici (1.153 pazienti), a parità di risultati terapeutici, i pazienti trattati da medici omeopati e medici con pratica mista hanno ridotto di quasi la metà il consumo di antinfiammatori (-46%) e di due terzi quello di analgesici (-67%). Per i pazienti affetti da disturbi del sonno, ansia e depressione (710 pazienti), a fronte di un miglioramento clinico corrispondente, nei gruppi omeopatia e misto crolla il consumo di benzodiazepine (-71%). I risultati dello studio confermano quindi il ruolo dei medicinali omeopatici come trattamento di prima intenzione, laddove opportuno, e suggeriscono interessanti prospettive per far fronte all'uso improprio di farmaci riscontrato in molte patologie.
Health Econ Rev, , 5, (18), 2015
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RICERCA
Menopausa, omeopatia e fluoxetina: lo studio HOMDEP-MENOP
di Teresa De Monte
Il lavoro pubblicato su Homeopathy da Emma del Carmen Macías-Cortés prende in esame la sindrome climaterica notoriamente associata alla depressione e alla alterazione metabolica. Lo scopo dello studio è quello di determinare la prevalenza di alterazioni metaboliche in una coorte di donne in menopausa con depressione trattate con farmaci omeopatici ad personam o fluoxetina o placebo e indagare se le alterazioni manifestate nelle singole donne avessero una qualche associazione con la risposta al trattamento della depressione. Lo studio HOMDEP-MENOP ha coinvolto 133 donne messicane, tra i 40 e i 65 anni, notoriamente in sovrappeso, con depressione. Sono stati valutati i parametri metabolici di base, trigliceridemia, colesterolemia, insulino-resistenza, ipotiroidismo subclinico e in associazione alla risposta al trattamento della depressione. È importante sottolineare che lo studio HOMDEP-MENOP era basato sull'omeopatia classica: solo un rimedio è stato selezionato in ogni visita e i parametri metabolici sono stati misurati una volta, all'inizio dello studio, come parte della valutazione di routine che devono avere le donne in menopausa.
Il medicinale omeopatico è stato selezionato in base alle caratteristiche dei sintomi mentali, per cui le alterazioni metaboliche non sono state prese in considerazione. Per questo motivo, non è noto se una prescrizione omeopatica basata sui sintomi mentali ha un effetto sulle alterazioni metaboliche o se trattando i disturbi metabolici allo stesso modo potrebbe portare a tassi di risposta più elevati. Inoltre, alcune delle partecipanti allo studio prendevano farmaci per l'ipertensione o il diabete e non è stato studiato l'effetto dei medicinali omeopatici sui disturbi metabolici nelle donne climateriche depresse. Interessanti i risultati ottenuti in tre gruppi: uno in cui si usava il rimedio omeopatico, uno in cui si usava la fluoxetina e uno in cui si usava il placebo. Il gruppo trattato con rimedio omeopatico era superiore al placebo e così il gruppo trattato con fluoxetina. In presenza di questi risultati lo studio propone in futuro di focalizzare l'indagine per valutare se le prescrizioni ad personam basate sull'omeopatia classica per la depressione delle donne climateriche con parametri metabolici alterati hanno effetto e se trattando contemporaneamente i disturbi metabolici si potrebbero avere valori di risposta più elevati.
Homeopathy, 2017, 106, (1), 3
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RICERCA
Con l'omeopatia meno oxacillina contro lo Stafilococco
di Maria Concetta Giuliano
Secondo l'OMS le malattie infettive sono la terza causa di morte nonostante la terapia antibiotica. L'aumentata incidenza di infezioni con resistenza agli antibiotici comporta la necessità di opzioni terapeutiche in grado di eliminare gli agenti patogeni evitando l'insorgenza di ulteriore resistenza. Recenti studi dimostrano che l'omeopatia potrebbe ridurre l'utilizzo dei comuni agenti antimicrobici diminuendo l'incidenza di recidive. Il gruppo di Silvia Waisse in una precedente ricerca aveva già dimostrato l'effetto in vitro di farmaci omeopatici su colture batteriche, evidenziando come Belladonna e Streptococcus pyogenes nosode entrambi alla 12CH e 30CH inibiscono in vitro la crescita dello S. pyogenes. In un altro lavoro hanno voluto verificare l'effetto di Belladonna e del nosode MRSA (Methicillin-Resistant Staphylococcus Aureus) sulla crescita in vitro dello dello Stafilococco, della sua attività desossiribonucleasica ed emolitica con preparati alla 6CH ed alla 30CH, in soluzione alcolica al 30%.
In Brasile, la oxacillina è utilizzata al posto della meticillina nel trattamento del MRSA; sono antibiotici similari e con medesima resistenza batterica. Nello studio la crescita in vitro di MRSA si è ridotta significativamente rispetto ai controlli in presenza di Belladonna e del nosode 6CH e 30CH (p<0.0001); la sola soluzione alcolica al 30% non era in grado di modificare la crescita batterica. La crescita in vitro del MRSA incubato preventivamente con Belladonna ed il nosode MRSA e poi con oxacillina ha mostrato una significativa riduzione della crescita con tutte le concentrazioni di antibiotico utilizzate. Nessuna delle medicine omeopatiche ha indotto la totale inibizione della crescita batterica se la coltura MRSA era preventivamente trattata con oxacillina. Belladonna 6CH esplica effetto inibitorio sull'attività emolitica del MRSA ma non su quella desossiribonucleasica che è invece sensibilmente ridotta da Belladonna 30CH.
In conclusione, le colture di MRSA trattate con Belladonna ed il nosode MRSA comportano una significativa riduzione della crescita batterica, dell'attività enzimatica e divengono più vulnerabili alla azione dell'antibiotico oxacillina.
Homeopathy, 2017, 106, (1), 27
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RICERCA
Condurango ultralow induce apoptosi in cellule cancerogene del polmone
di Teresa De Monte
Uno studio pubblicato sul Journal of Pharmacopuncture condotto dai ricercatori del laboratorio di Citogenetica e Biologia Molecolare dell'Università di Kalyani, in India, vuole mettere in risalto e affermare i valori di efficacia di Condurango 6CH e 30CH contro le cellule tumorali del polmone. La scelta di comparare l'efficacia di queste due dinamizzazioni è conseguente al fatto che sebbene alcuni ricercatori hanno dimostrato l'esistenza di nanoparticelle del farmaco originale in dosaggi ultralow dei medicinali omeopatici, non solo l'efficacia è spesso messa in discussione dai razionalisti, ma anche il loro preciso meccanismo d'azione. Due sono le domande poste in questo studio: se Condurango 6CH e 30CH mostrano delle capacità di indurre apoptosi nel K polmonare non a piccole cellule (NSCLC), se inducono stress ossidativo attraverso l'elevazione del ROS e depolarizzazione del potenziale di membrana mitocondriale (MMP) e se Condurango 30CH ha più possibilità di indurre apoptosi della 6CH. L'apoptosi nelle cellule cancerogene è spesso preso di mira come uno degli eventi chiave della chemioterapia del cancro e questo lavoro ha voluto valutare la generazione di ROS e accertare se avesse un ruolo specifico nella induzione dell'apoptosi, eventi che si sono manifestati con elevazione di ROS, depolarizzazione MMP e rilascio del citocromo C dopo 18 e 24 ore di trattamento, indicando che questi eventi sono avvenuti prima dell'apoptosi a 48 ore. I risultati attuali dimostrerebbero che l'esposizione di Cellule H460 a dosi di Condurango 6CH e 30CH per 48 ore ha provocato la morte apoptosica delle cellule. Inoltre, gli effetti della dinamizzazione di Condurango 30CH, più diluita rispetto alla 6CH, ha causato alterazioni relativamente più apprezzabili in tutti i parametri di valutazione di questo lavoro.
J Pharmacopuncture, 2014, 17, (1), 4331988
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RICERCA
Il Brasile raccoglie le prove scientifiche a favore dell'omeopatia
di Tiziana Di Giampietro
Non sono inusuali le manifestazioni di scetticismo con cui molte persone mostrano diffidenza riguardo la scientificità e l'efficacia terapeutica dell'omeopatia, favorita in questo da sottili strategie utilizzate dai mass media per alimentare il pregiudizio nel subconscio collettivo con affermazioni sfavorevoli pubblicate nei social network. Per chiarire ai medici e alla società in generale questo preconcetto e per demistificare atteggiamenti culturali dogmatici radicati, la Camera Tecnica per l'Omeopatia e il Consiglio Medico Regionale dello Stato di São Paulo (CREMESP, Brasile) hanno preparato il Dossier Speciale, "Evidenza scientifica in omeopatia". Questo progetto ha avuto il sostegno dell'Associazione medica omeopatica brasiliana (AMHB) e dell'Associazione medica omeopatica di São Paulo (APH) attraverso la divulgazione nella rivista scientifica "Revista de Homeopatia".
Il dossier descrive la situazione globale dell'omeopatia come specialità medica, comprendendo anche la revisione sugli studi che forniscono fondamenti alle ipotesi omeopatiche, con una sintesi terapeutica che include prove patogenetiche di farmaci omeopatici ad alta diluizione e individuazione dei rimedi basata sull'insieme di sintomi caratteristici mostrati dall'individuo malato. L'efficacia e la sicurezza del trattamento omeopatico sono dimostrate da studi clinici randomizzati e controllati con placebo, revisioni sistematiche e metanalisi.
Il dossier inizia col capitolo: "Omeopatia: una breve descrizione di questa specialità medica", che illustra gli aspetti storici, sociali e politici dell'istituzionalizzazione dell'omeopatia in Brasile e la sua inclusione nei sistemi sanitari. Il capitolo successivo, "L'educazione medica sulle terapie non convenzionali nel mondo (omeopatia e agopuntura)" evidenzia la rilevanza dell'inclusione dell'omeopatia e dell'agopuntura nel programma di scuole di Medicina in molti Paesi, sia negli studi universitari che post laurea, ed è il risultato della richiesta crescente dei pazienti, che ha condizionato l'interesse dei medici a conoscere tali approcci medici integrati. Nel capitolo: "Base scientifica del principio di guarigione omeopatica nella moderna farmacologia" Texeira riporta centinaia di studi pubblicati in riviste scientifiche a impact factor elevato, che mostrano la somiglianza fenomenologica tra il sintomo che ispira il trattamento omeopatico e l'effetto delle diluizioni terapeuticamente opposto a quello della sostanza originaria farmacologicamente attiva (legge di Arndt-Shutz o ormesi). Con l'obiettivo di ampliare le implicazioni di tale similitudine, l'autore descrive anche l'uso di farmaci convenzionali secondo il principio di similitudine terapeutica, che porta al manifestarsi dei sintomi reattivi (reazione paradossale dell'organismo) con intento curativo.
Sull'uso delle alte diluizioni omeopatiche il dossier riporta tre recensioni che descrivono i progressi compiuti nella ricerca fondamentale negli ultimi decenni: "La solidità della ricerca fondamentale omeopatica", "Effetti di alte diluizioni omeopatiche su modelli in vitro: revisione della letteratura" e "Effetti delle alte diluizioni omeopatiche sulle piante: revisione della letteratura". Queste revisioni analizzano centinaia di studi che dimostrano insieme gli effetti degli alte diluizioni in modelli fisico-chimici e biologici (in vitro, su piante e su animali). Nel capitolo, "La ricerca clinica in omeopatia: revisioni sistematiche e sperimentazioni cliniche randomizzate", l'autore dimostra che gli effetti del trattamento omeopatico non sono semplici effetti placebo. Vengono messi in particolare evidenza due studi condotti presso prestigiosi istituti di ricerca brasiliani: "Estrogeno potenziato nel trattamento omeopatico del dolore pelvico associato all'endometriosi": randomizzato a doppio cieco, controllato con placebo per 24 settimane" e "Prova randomizzato in doppio cieco", sull'efficacia del trattamento omeopatico nei bambini con tonsillite ricorrente".
Riguardo la sicurezza nell'uso l'articolo "I farmaci omeopatici possono provocare effetti negativi o aggravamenti dose dipendenti? " dimostra, attraverso un'analisi di studi clinici controllati con placebo che, seppur lievi e transitori, i medicinali omeopatici producono effetti più evidenti rispetto al placebo (aggravamento omeopatico iniziale). Il capitolo finale: "I farmaci omeopatici inducono sintomi in volontari apparentemente sani? Il contributo brasiliano al dibattito sulle sperimentazioni patogenetiche omeopatiche" descrive lo sviluppo storico e lo stato dell'arte nella sperimentazione patogenetica omeopatica condotta per stabilire le proprietà curative dei farmaci (effetti patogenetici in individui sani) e servita a definire l'applicazione terapeutica del principio di similitudine.
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L'integrazione con l'omeopatia aumenta la sopravvivenza dei pazienti neoplastici
di Teresa De Monte
Nel 2014 il gruppo austriaco di Michel Frass e Alan David ha evidenziato l'impatto positivo di una terapia omeopatica sul paziente oncologico, mettendo in evidenza gli ampi benefici nella sopravvivenza media nel tempo. Gli autori hanno confrontato i dati di sopravvivenza dei pazienti colpiti da tumore che avviano un trattamento omeopatico addizionale con dati di controllo presi da studi clinici pubblicati sui trattamenti standard a livello mondiale. Come criteri di inclusione i pazienti dovevano avere completato almeno tre cicli di terapia omeopatica. Secondo Norbest Aust, invece, la differenza sembrerebbe abbastanza piccola rispetto al tempo di sopravvivenza mediano, poiché nei dati di controllo il 92% dei pazienti è morto durante il primo anno mentre la maggior parte dei pazienti del gruppo attivato non avrebbe potuto morire e sopravvivere dopo la prima diagnosi, semplicemente perché non erano ancora stati inclusi nello studio. Aust si fa forte di una precisazione di Lash e Cole che sul Journal of Clinical Oncology affermano la necessità di utilizzare un modello statistico più preciso in grado di gestire i confronti dei tempi di sopravvivenza tra gruppo attivo e gruppo di controllo: su queste basi il vantaggio del trattamento aggiuntivo omeopatico si riduce a valori insignificanti. Il nostro punto di vista, però, rimane lo stesso: se si vuole proporre l'omeopatia come trattamento anti-neoplastico siamo d'accordo con Aust sul fato che i risultati della Gertner devono essere validati da studi più approfonditi, ma il vero obiettivo attuale di un trattamento di Medicina Integrata (cui l'omeopatia appartiene) rimane sempre quello di ridurre gli effetti collaterali delle impegnative terapie di supporto che i pazienti neoplastici devono sostenere. Da questo punto di vista, i risultati del gruppo austriaco possono essere considerati più che soddisfacenti.
Compl Ther Med, 2016, 24, 80
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Integrazione omeopatica per il trattamento del diabete
di Rosaria Ferreri
Gli Autori di un lavoro pubblicato su Homeopathy ed eseguito in Giappone affermano che il diabete mellito tipo 2 è una patologia molto diffusa (143 milioni di malati nel mondo) e che le terapie convenzionali non sempre riescono a riportare l'HbA1c nei limiti raccomandati (minore o uguale a 7). L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha previsto un ruolo per le CAM nel periodo 2014-2023. In questo studio retrospettivo non randomizzato svolto tra il 2012 e il 2015 della durata di 12 mesi, hanno trattato una coorte di 32 pazienti affetti da DMT2 da almeno 10 anni con Hb glicata inferiore o uguale a 8 in terapia farmacologica (antidiabetici e/o insulina) abbinando alla terapia convenzionale un rimedio omeopatico unitario scelto sulla base della costituzione e similitudine dei sintomi secondo la Materia Medica e con potenza (CH), posologia e frequenza di somministrazione a discrezione dell'omeopata; i controlli sono avvenuti regolarmente ogni 2, 4 o 6 settimane; il gruppo di controllo era costituito da oltre 2700 pazienti che provenivano dal centro antidiabetico. A questo trattamento è stato abbinato un elenco di consigli sullo stile di vita e alimentazione somministrato ad entrambi i gruppi. Sono stati valutati come endpoint: HbA1c, colesterolo totale, HDL, LDL e trigliceridi, oltre ad un test per la compliance alla terapia.
I risultati mostrano una differenza statisticamente significativa del gruppo dei pazienti trattati omeopaticamente sia nei valori di controllo glicemico postprandiale (-2,24 mmol/L) che di Hb glicata (-1,11%) rispetto al gruppo di controllo, soprattutto per quei pazienti che avevano uno scarso controllo glicemico prima della terapia. Tre di questi pazienti trattati hanno ridotto significativamente la terapia convenzionale. Gli Autori concludono che pur non potendo spiegare scientificamente come hanno agito i rimedi omeopatici, si è osservata una differenza nel controllo della patologia grazie alla medicina integrata.
Homeopathy, 2017, 106, (2), 79
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Edema post-rinoplastica, l'Arnica sfida gli steroidi
di Teresa De Monte
Alì Totonchi e Bahaman Guyuron del Dipartimento di Chirurgia Plastica di Cleeveland (Ohio), qualche anno fa hanno pubblicato su Plastic and Reconstructive Surgery uno studio con lo scopo di valutare l'efficacia di Arnica vs. corticosteroidi nell'edema post-operatorio associato a lividi dopo rinoplastica primaria: difatti fino a quel momento alcuni studi sostenevano l'efficacia dell'Arnica, mentre altri affermavano il contrario. In una metanalisi di Ernst e Pittler, 6 studi su 8 hanno dimostrato l'assenza di beneficio di Arnica, concludendo che non è più vantaggiosa rispetto a un placebo, ma nonostante ciò diversi chirurghi la consigliano ancora. Il lavoro di Totonchi e Guyuron è partito reclutando 48 pazienti suddivisi in tre gruppi. Il primo gruppo ha ricevuto 10 mg di desametasone, per via endovena intra-operatoria, seguita da una dose orale per 6 giorni di metilprednisone; il secondo Arnica 3 volte al giorno per 4 giorni; il terzo gruppo non ha ricevuto nulla ed è servito da controllo. Fotografie digitali eseguite al secondo e ottavo giorno che fissano il grado e l'intensità delle ecchimosi, oltre alla gravità dell'edema, sono valutate da tre esaminatori ignari del trattamento terapeutico sostenuto dai pazienti.
I risultati ottenuti nel secondo giorno post-operatorio, anche se non evidenziano differenze significative nel rating di portata e nell'intensità delle ecchimosi tra i tre gruppi, evidenziano però una differenza significativa per la valutazione dell'edema con il terzo gruppo, dimostrando un maggiore grado di gonfiore rispetto agli altri due gruppi. Inoltre, all'ottavo giorno postoperatorio, il gruppo trattato con cortisone mostra più grandi e maggiore intensità di ecchimosi rispetto ai gruppi 2 e 3. Non ci sono state differenze nella grandezza dell'edema postoperatorio dell'ottavo giorno tra i tre gruppi, mentre le differenze valutate il secondo e l'ottavo giorno hanno mostrato una risoluzione delle ecchimosi maggiormente evidente proprio nei gruppi trattati con Arnica e senza nulla proprio all'ottavo giorno rispetto al gruppo trattato con cortisonico.
Da questo studio emerge che sia l'Arnica che i corticosteroidi sono efficaci in modo significativo e sono in grado di ridurre l'edema post-rinoplastica entro il secondo giorno post-chirurgico, con una risoluzione entro l'ottavo giorno, anche se la tendenza ad aumentare l'ecchimosi al secondo giorno e un ritardo nella sua risoluzione dopo la somministrazione di corticosteroidi rende il beneficio di questi ultimi discutibile.
Plast Reconstr Surg, 2007, 120, (1), 271
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Omeopatia e topi influenzati, si modifica l'infiammazione ma non il comportamento
di Maria Concetta Giuliano
I brasiliani Siqueira e coll. riportano risultati interessanti ottenuti su due gruppi di topini adulti maschi trattati in cieco, per via orale, per 21 giorni con il virus dell'influenza o con timulina in formulazioni omeopatiche, valutandone le risposte infiammatoria e comportamentale. Una prima serie di esperimenti era volta a descrivere il loro comportamento, utilizzando un dispositivo a campo aperto (OF). Nella seconda serie, al 21mo giorno veniva somministrata per via sottocutanea la emoagglutinina dell'antigene dell'influenza ed al 42mo giorno si analizzavano le risposte tramite flussocitometria e morfometria. I cambiamenti comportamentali non sono stati significativi, di contro erano significative le variazioni nell'equilibrio tra cellule T e B, dopo la somministrazione dell'antigene influenzale. Nello studio si evidenzia anche l'importanza dell'utilizzo di un bioterapico da microrganismi infettivi vitali, avallando così la teoria dei "nosodi viventi" di Roberto Costa: mantenere i microrganismi attivi o vivi nelle prime dinamizzazioni, al fine di preservarne il potere infettivo.
Dopo l'inoculazione della emoagglutinina virale, gli animali presentavano alterazioni con perdita di peso corporeo e della milza; la riduzione del peso corporeo era più evidente nei topini trattati con il bioterapico alla 30DH, probabilmente per mimetismo dell'infezione virale. Il trattamento con timulina 5CH è stato in grado di indurre un aumento del rapporto cellule T/B, simile a quello trovato nel gruppo con bioterapico 12DH, al contrario il bioterapico alla 30DH comporta una riduzione nel rapporto cellulare T/B, confermando come potenze differenti dello stesso farmaco possano modulare il sistema immunitario in modi diversi. L'H3N2 alla 30DH sarebbe quindi più efficace nel promuovere la risposta umorale contro gli antigeni virali. In conclusione, diluizioni inferiori di isoterapico H3N2 sembrerebbero essere indicate come strumento di profilassi, mentre si suggeriscono diluizioni superiori come strumento terapeutico per trattare l'ospite infetto.
Homeopathy, 2016, 105, (3), 257
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Effetto citoprotettivo ed antimutageno di un complesso omeopatico
di Carlo Di Stanislao
Canova (CA) è un complesso composto da Aconitum napellus, Bryonia alba, Thuja occidentalis e Arsenicum album, impiegato in Brasile ed in altri paesi con finalità di immunomodulazione anche in pazienti neoplastici. Anche se diversi studi clinici hanno mostrato risultati promettenti per l'uso di CA, non ci sono studi in vitro che riportano effetti antigenotossici. Per colmare questa lacuna il gruppo di Henrique Fonseca Sousa do Nascimento ha pubblicato su Homeopathy uno studio con il quale ha voluto verificare in vitro l'attività antigenotossica e gli effetti anticitotossici del CA su linfociti esposti all'azione della N-metil-N-nitrosourea (NMU): un composto N-nitroso con proprietà genotossiche e mutagene note ed ampiamente verificate. A tal fine linfociti umani normali sono stati contemporaneamente sottoposti all'azione contemporanea di NMU e di CA e, successivamente, è stato valutato il numero di apoptosi e necrosi mediante colorazione con acridina e bromuro di etidio. Come confronto sono stati verificati, con gli stessi indici parametrici, necrosi ed apoptosi di colture di linfociti sottoposti a NMU senza aggiunta di Canova. I risultati hanno dimostrato che CA riduce significativamente i danni al DNA indotti da NMU ed anche il numero di apoptosi dopo 24 ore di trattamento. I ricercatori, pertanto, sono giunti alla conclusione che CA ha un importante effetto citoprotettivo, riducendo in modo significativo il danno al DNA e l'apoptosi indotta da cancerogeni primari come l'NMU.
Homeopathy, 2016, 105, (3), 265
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L'azione dei globuli si mantiene anche in diluzione low e ultralow
di Silvia Cocci Grifoni
Nel tentativo di identificare il meccanismo d'azione dei farmaci omeopatici, la ricerca ha in parte focalizzato la sua attenzione sugli effetti prodotti dalle diluizioni sequenziali e dalla succussione sulle soluzioni acquose dei vari materiali di partenza utilizzati nelle preparazioni. Di fatto si produrrebbero delle modifiche delle proprietà chimico-fisiche evidenziabili all'analisi spettroscopica con luce ultravioletta; tali modifiche sarebbero identificabili non solo rispetto al controllo, ma anche tra i diversi livelli di diluizioni esaminate. L'obiettivo di uno studio di Sabine D. Klein e Ursula Wolf pubblicato su Complementary Therapies in Medicine è stato quello di verificare se fossero evidenziabili analoghe modifiche anche a livello dei globuli e non solo delle soluzioni dei materiali di partenza. Sono stati analizzati i globuli di sei rimedi: Aconitum napellus, Belladonna, Phosphorus, Sulphur, Apis mellifica e Silicea a sei diverse diluizioni (6DH, 12DH, 30CH, 200CH, 200CF e 10000 CF (CF, centesimali a flusso discontinuo); il controllo era rappresentato da globuli puri non ancora impregnati dalle soluzioni e da globuli impregnati solo con una mistura di acqua e alcol. L'analisi spettroscopica alla luce ultravioletta ha dimostrato differenze statisticamente rilevanti alle diverse diluizioni per Aconitum, Sulphur ed Apis, confermando che le caratteristiche chimiche e fisiche delle soluzioni acquose vengono mantenute anche quando le soluzioni ultradiluite e dinamizzate vengono trasferite ai globuli.
Compl Ther Med, 2016, 24, 111
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Triiodotironina in dinamizzazione omeopatica nell'apoptosi dei girini
di Carlo Di Stanislao
L'Anuran o Rana del Borneo dalla testa piatta, è un anfibio le cui fasi di trasformazione, da girino ad adulto, sono sotto il controllo degli ormoni tiroidei, che inducono fenomeni di apoptosi innescando reazioni sia intra- che extracellulari, a partire dalla coda del girino. In uno studio del gruppo di José Roberto Pereira Guedes pubblicato su Homeopathy si è diluito e dinamizzato l'ormone tiroideo T3 (triiodotironina), per valutare la dinamizzazione omeopatica più efficace nell'indurre apoptosi nella coda del girino. A tal fine si sono effettuate ricerche morfologiche ed enzimatiche, valutando l'azione del T3 ponderale e mettendola a confronto con quella dello stesso in varie diluizioni centesimali. Si è così potuto vedere che non vi è alcuna differenza fra riduzione delle dimensioni morfologiche della coda di girino e livelli di RNA messaggero per la sintesi di caspasi 3/7 fra il campione sottoposto a T3 ponderale e quello trattato con diluizione 10CH. Va qui ricordato che le caspasi 3/7 sono enzimi che attivano apoptosi nelle cellule e che ci sono due tipi di caspasi: le caspasi "iniziatrici" (caspasi-2, -8, -9 e -10) che sintetizzano pre-forme inattive di altre caspasi dette "effettrici" (caspasi-3, -6, -7) attivandole. Lo studio dimostra che la 10ma diluizione centesimale dell'ormone T3 è in grado di attivare caspasi effettrici come lo stesso ormone in dosi ponderali.
Homeopathy, 2016, 105, (3), 250
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Nanoparticelle e omeopatia ultralow, un nuovo approccio scientifico
di Rosaria Ferreri
Nella Health Clinic di Wimbledon di Londra nell'arco di due anni (2012 e 2013) è stato effettuato uno studio osservazionale su otto pazienti con sintomi di "febbre da fieno" utilizzando il MYMOP, un questionario di autovalutazione somministrato a tempo zero, dopo due e dopo quattro settimane di terapia omeopatica. I pazienti erano principalmente bambini e donne di mezza età (tra 9 e 50 anni), età media di 34,2. I pazienti sono giunti alla clinica con sintomi molto fastidiosi e non completamente risolti dall'uso di antistaminici e spray nasali steroidei. I punteggi del MYMOP sono stati rilevati durante il periodo di trattamento con rimedi omeopatici in granuli, scelti secondo la totalità dei sintomi di ogni paziente: se tutti i sintomi erano coperti da un singolo rimedio, veniva prescritto un unico rimedio, altrimenti due o più rimedi per coprire la totalità dei sintomi; nella casistica quindi è stato prescritto un rimedio costituzionale nel 25% dei casi, una associazione tra rimedio clinico e costituzionale nel 12,5%, tra clinico e miasmatico nel 50%, e tra costituzionale e miasmatico nel 12,5%. I rimedi più utilizzati sono stati Silicea, Euphrasia, Psorinum, Allium cepa, Sulphur, Tubercolinum, Sabadilla, Gelsemium, Natrum muriaticum, Kalium phosphoricum e Carcinosinum. La maggior parte dei pazienti al controllo dopo 14 giorni o al massimo entro un mese dall'inizio del trattamento omeopatico già avvertivano un sensibile miglioramento generale dei sintomi. Gli Autori concludono che questo piccolo studio pilota incoraggia l'utilizzo di una terapia omeopatica individualizzata nelle patologie allergiche e affermano che l'uso del questionario MYMOP rappresenta un ausilio semplice ed efficace per il monitoraggio dell'efficacia terapeutica di questi pazienti.
Homeopathy, 2016, 105, (2), 160
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Omeopatia33
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